Nuovo metodo di somministrazione del farmaco si dimostra promettente in cavie affette da SMA

Alcuni ricercatori hanno scoperto un nuovo metodo di somministrazione del farmaco molto promettente per l’atrofia muscolare spinale (SMA), una malattia degenerativa che colpisce le cellule nervose motorie del midollo spinale dei bambini. Anche se ci fosse un trattamento per questa malattia, la mancanza di un efficace sistema di somministrazione costituirebbe un ostacolo per la sua diffusione.

Lo studio, “Systemic Peptide-Mediated Oligonucleotide Therapy Improve Long Term Survival In Spinal Muscolar Atrophy” è stato pubblicato sulla rivista “Proceeding of the National Academy of Science”.

I bambini sviluppano la SMA quando le mutazioni del gene SM1 bloccano la produzione della proteina SMN. Questa proteina è necessaria per il corretto sviluppo ed il corretto funzionamento della colonna vertebrale, e la sua assenza provoca la morte dei motoneuroni con conseguente deperimento muscolare.

Le terapie proposte contro la SMA comprendono anche la somministrazione di una versione modificata di SMN2, codificato da un gene simile all’ SMN1, per promuovere la produzione di una sufficiente quantità di proteina SMN. Questa terapia è chiamata Splice-Switching Oligonucleotide (SSO).

Tuttavia, non è possibile somministrare gli SSO nel cervello o nel sistema nervoso centrale perché essi non sono in grado di attraversare la barriera emato-encefalica, che protegge il cervello selezionando le molecole che possono o non possono attraversarla. L’unico modo per farlo è quello di iniettare direttamente SSO nella spina dorsale con una puntura lombare. Ma questo, per diversi motivi, non è il metodo ottimale.

La ricercatrice Suzan Hammond, che ha condotto lo studio presso l’Università di Oxford in Inghilterra, in un comunicato stampa, ha affermato: “La somministrazione intratecale – iniezione intorno al midollo spinale – rende il trattamento meno semplice e lineare. Un’ulteriore complicazione è dovuta al fatto che la SMA porta spesso alla scoliosi che può limitare tali iniezioni.”

Per superare questi problemi, il team ha sviluppato un nuovo sistema di somministrazione per gli SSO chiamato Pip6a-PMO, nel quale una proteina chiamata Pip6a aiuta a fornire SSO al sistema nervoso centrale. Per verificare la procedura, i ricercatori hanno iniettato Pip6a-PMO in giovani cavie affette da SMA. Dopo sette giorni, le cavie già presentavano segni di miglioramento in termini di maggiore peso e di crescita più veloce se comparate con quelle che non avevano ricevuto alcun trattamento.

Una singola dose di Pip6a-PMO ha esteso la vita delle cavie da 12 a 167 giorni (quattordici volte più a lungo di quanto osservato nelle cavie non trattate), e una seconda dose ha incrementato i giorni di vita fino a 457 (trentotto volte più a lungo di quanto osservato negli animali non trattati). La SMA provoca la distruzione dei punti di comunicazione tra motoneuroni e cellule muscolari, ma una singola dose di Pip6a-PMO è stata in grado di recuperare tali connessioni.

“Sebbene Pip6a fosse stata inizialmente progettata per la distrofia muscolare di Duchenne, siamo riusciti a dimostrare che tale proteina può essere molto efficace anche per il trattamento contro la SMA”, Ha dichiarato Matthew Wood, l’autore principale dello studio. “La sopravvivenza delle cavie utilizzate in questa sperimentazione è stata di gran lunga più estesa che in qualsiasi altro caso o trattamento.

Il principale vantaggio è costituito dal fatto che tale proteina rappresenta sia una terapia per il sistema nervoso centrale che un trattamento sistemico per il corpo intero.

I ricercatori ritengono che questo metodo di somministrazione può funzionare anche per pazienti affetti da altre malattie, come il Parkinson, la SLA, la Corea di Huntington, e stanno progettando una sperimentazione clinica che sperano di avviare il prossimo anno allo scopo di valutare l’applicazione clinica di Pip6a-PMO in pazienti umani.

Traduzione di Cristiano Vaghi per ASAMSI

Fonte: smanewstoday.com

 

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