Il Friuli apre alle cure staminali

UDINE. È approdato a Udine nel giorno in cui il Tar del Lazio ha sospeso la bocciatura del metodo Stamina da parte del Comitato scientifico che ha portato allo stop della sperimentazione deciso dalla ministra Beatrice Lorenzin, il dottor Marino Andolina, padre con Davide Vannoni, della Stamina foundation.

Il pediatra immunologo di 67 anni, fino al 2011 direttore del Dipartimento trapianti dell’ospedale Burlo Garofolo di Trieste, medico volontario nelle zone di guerra e di disastri naturali, si è presentato ieri accanto a Giuseppe Sibau consigliere regionale di Autonomia responsabile ed estensore di una proposta di legge che intende spalancare le porte in Friuli al metodo Stamina per le cure compassionevoli.

La proposta di legge, depositata martedì, dovrebbe aprire la via alla somministrazione di terapie a base di cellule staminali mesenchimali già sintetizzate nei centri come gli Spedali riuniti di Brescia, ma anche alla costituzione di cell factories, ovvero di laboratori di produzione in ottemperanza alla più recente normativa nazionale «in grado di produrre, estrarre, trattare e infondere linee cellulari staminali adulte di tipo mesenchimale stormale per l’utilizzo autologo o eterologo da impegnare nell’ambito della medicina rigenerativa per singoli pazienti senza valida alternativa terapeutica al di fuori della sperimentazione clinica».

Numerosi i nomi che sono stati già posti in calce al documento, da Roberto Dipiazza a Elio De Anna, Rodolfo Ziberna, Roberto Novelli, Paride Cargnelutti, Alessandro Colautti, Riccardo Riccardi, Bruno Marini, Luca Ciriani, Roberto Revelant, Giovanni Barillari e Mara Piccin in una compagine che attraversa tutto il centrodestra, ma che Sibau auspica divenga trasversale visto che la questione si innalza ben oltre gli steccati politici.

È stato lo stesso Sibau a ripercorrere la genesi del progetto, elaborata da un gruppo di lavoro, dopo alcuni incontri con il dottor Andolina, prima, e con la senatrice Cinzia Bonfrisco, poi. «Spero che questa legge sia approvata per permettere di dare una speranza di vita a chi è affetto da gravi patologie a rapida progressione in Friuli» si è sbilanciato Sibau nell’ottica di un’applicazione delle indicazioni inserite nel decreto Turco.

Sono 65 i pazienti già curati con il metodo Stamina dal 2008 a oggi, altri 32 a Brescia, ma alla Stamina foundation sarebbero arrivate più di 10 mila richieste. L’intento normativo nasce dall’esigenza di riconoscere tale metodo su base scientifica, sia per arginare i costi che tali trattamenti comportano (dai 20 ai 30 mila euro per intervento e 7 mila euro per ogni iniezione se si tratta di procedure di tipo farmaceutico e 5 mila se di tipo trapiantologico), sia per diffondere in regione la cultura della medicina rigenerativa.

Oltre ai malati di Sla la terapia con il metodo Stamina è stata proposta per i malati di Parkinson di Sclerosi multipla e a coloro che sono stati colpiti da Ictus o abbiamo subito lesioni spinali. «Almeno una trentina di pazienti sui 32 inseriti nel programma agli Spedali civili di Brescia, hanno registrato qualche miglioramento e per almeno la metà di loro non ho alcun dubbio in merito – ha sintetizzato Andolina – di questi, una dozzina erano entrati nel programma di sperimentazione, altri 20 avevano avuto accesso dopo aver fatto opposizione in tribunale, ma ve ne sono altri cento in lista di attesa, fra questi vi sono due pazienti provenienti dal Friuli Venezia Giulia, altri due si sono visti negare l’accesso alle cure da parte del tribunale» ha concluso.

Per loro, la proposta di legge potrebbe spalancare le porte alla speranza.

Di Alessandra Ceschia

Link: messaggeroveneto.gelocal.it

08 Dicembre 2013

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